Da: -FUOCO DIPINTO, 2002-
LA SERA BLU HA OCCHI DI TIGRE
(a Hemingway)
aureolato di fumo
ma dove va la vita
morte tenuta in vita che fluisce
con te o senza di te
per compagnia una bottiglia e una donna che
almeno per stanotte
ti allentino il suo morso
ti richiudano questo strappo infinito
(domani chiuderai la partita)
Hem
per gli amici
occhi in liquido cielo
capovolto
LA VITA NELLE MANI DEL VENTO
palpebre d’aria
chiuse sulla disfatta del giorno
(depistate tracce
rotte smarrite
a insanguinare il vento:
ruotare del tempo
nella sua vuota occhiaia)
anse d’ombre
annegano il grido
dell’anima giocata a testa e croce
COME SOSPESI
è perdersi nelle stanze arimaniche
progettando vite in copia carbone
questo disconoscerti poesia
autenticità spolpata da virtuale e stress
è come stare sospesi nello sporgersi
da delirante vetta interiore l’aprirsi
di crepaccio la sua bocca ad urlo
PAROLA
erlebnis del phonema –
conchiglia
d’aria – sul mare della memoria
una stella di sangue è il sole della pagina
parola – tua preda o forse
tu preda della parola
amore zenitale
le nozze del fuoco
SOGNO
a Dino Campana
si librava lo spirito nello
splendore di quel sorgere:
si chinava
il Sole a baciare la
sua storia: a
rischiararla tutta – in un istante
l’anima del
poema mai concepito
s’imbeveva di alfabeti
ineffabili –
galleggiava in quella luce
bianca
IQBAL
in memoria di Iqbal Masih, tessitore di tappeti,
portavoce dei diritti dei bambini lavoratori, ucciso a 12
anni, il 16 aprile 1995
come un bosco devastato
intristirono la tua infanzia
di pochi sogni
tra trame di tappeti e catene
ancora grida il tuo sangue nei piccoli
fratelli – il tuo sangue che lavò la terra
quel mattino che nascesti in cielo – dimmi –
chi fu a cogliere il tuo dolore adulto
per appenderlo ad una stella?
A DAVIDE
morto a 17 anni il 16.4.1995, domenica di Pasqua
ti videro rimbalzare come un fantoccio
contro il parabrise
eri la loro preda
di turno: sul collo il fiato
di quella banda di cani armati di mazze
(arancia meccanica
una domenica pomeriggio
quando le ore si dilatano e
la città è una giungla)
sui tuoi sogni si era chiusa la Notte
ti ho rivisto all’obitorio: sentivo
il tuo corpo astrale aleggiare
su quei resti e palpitare un intero
universo nei tuoi occhi di vento: Davide
non più diviso tra terra
e cielo: in te racchiuso il Segreto
[Nota – Davide e il piccolo Iqbal sono affratellati dallo
stesso destino:
una tragica morte avvenuta lo stesso giorno, mese e anno,
domenica di Pasqua.]
NELL’INDICIBILE
tu dici è scandalo la morte ma può
esserlo la bellezza perduta del fiore o
della farfalla che vive la luce di un giorno?
dietro il velo dell’esteriore il fiore
il verde la foglia – parte del cosmico
sé di cui è specchio il di qua – vivono ab aeterno
l’indicibile essenza di fiore/verde/foglia
A RISALIRE VORTICI
a specchio di cielo
cuore
a risalire vortici
di vita dispersa
(d’ore ubriache)
vorresti tuffarti
nell’azzurro fonderti
con la luce
ESSERE
1.
bava di ragno a tessere
unità del tempo
(gusci d’entità
masticati da morte
my body is my suit)
1.a
letto di procuste
(visitarsi in sogno)
dell’anima
2.
essere
come momento
il qui-e-ora
il Sé irripetibile il Sé universale
my spirit is soaring
3.
perdersi in chiarità di cielo
farsi libro aperto
3.a
(dove albeggiano azzurrità di strade alte)
DA QUESTO MURO
da questo muro
trasudo le morti di tanti
sono l’urlo di ginsberg
il grido di munch di guernica
queste parole sono pallottole
dirette al cuore
voce di chi non ha voce verità di Cristo
di certo m’imbavaglieranno
non sopportano di guardarmi negli occhi
ANCHE PER VOI
salgo sulla croce anche per voi disse con gli occhi
rivolto a quelli che lo inchioderanno
anche per voi che ancora nei secoli
mi schiaffeggiate sputate
negando la vita buttandola tra i rifiuti
aizzando popolo contro popolo
sotto tutte le latitudini
salgo sulla croce anche per voi
che mi sprecate nelle icone
per voi nuovi erodi/eredi della svastica
che insanguinate la luce delle stelle
oscurando la Notte della mia nascita
anche per voi potenti della terra
razza di serpenti
che non sopportate di sentirmi nominare
dal mio costato squarciato fiumi di sangue
tracciano il cammino della storia
la mia Passione è un solo grande urlo muto
di milioni di bocche imploranti
dinanzi al vostro immenso Spreco
con cui avete eretto babeli
di lussuria come cultura di morte
LA FORZA DELLA PAROLA
a Dalton, Heraud, Urondo
- tre poeti assassinati – mi diceva
(occhi persi nel vuoto
a inseguire chissà quale visione) - tre
in posti diversi – (ne rammentava solo
vagamente i nomi e i luoghi)
- vedi: - puntualizzava – il potere è nemico della luce:
non sopportando la forza
della parola
si mimetizza viscida serpe
tra sterpi e inietta il suo veleno -
LA FORZA OSCURA
l’alba è schiusa palpebra
dell’Orologiaio del cosmo –
col mio emisfero destro
vivo la meraviglia la poesia della vita
credo nell’amore contagioso –
ma mi riconosco in chi non sa guardare
a lungo la Bellezza
negli occhi senza assassinarla
“perché ogni uomo uccide ciò che ama”
e allora cos’è questa forza
oscura che mi strappa
gli angeli dai sogni? chi
viene a violentare il fragile azzurro?
UN DIO CIBERNETICO?
vita asettica: grado
zero del divino Onniforme
(ma la notte del sangue
conserva memoria di volo)
vita sovrapposta alla sfera
celeste regno d’immagini
epifaniche / emozioni
elettroniche
eclissi dell’occhio-pensiero
A DANILO DOLCI
risalire all’immagine infranta
dove è voce del sangue
la ferita aperta del cielo – limare
le parti non combacianti
con la figura del divino: è questo
che fai intendere e
la chiami città
terrestre la tua voglia
di rivoluzione: tu innamorato
dell’uomo nuovo – del suo
costruirsi incessante –
AION
1.
chi ti ha fatto sapere ch’eri nudo?
l’entrare della morte nel morso
della mela
(si erano creduti il Sole
scordando di essere riflessi)
1.a
il serpente mi diede dell’albero e…
eva la porta
di sangue
per dove passa la storia
2.
nell’incrocio dei legni
la conciliazione degli
opposti (lo scheletro del mondo)
2.a
è il Figlio che pende
dai chiodi
la risposta a giobbe
3.
ancora l’assordare dei martelli ancora
un giuda che fa il cappio abbraccia un albero di morte
- sulle labbra il fuoco del bacio
LA VIDA ES SUENO
con calderon* dici la vida
es sueno mentre ti dibatti
in un non-tempo onirico:
sorveglia ogni gesto
un testimone interiore / custode
del sogno – e se nel saperti
forma vuota volessi
uscire dalla vita
non c’è
grido o sussulto che tenga
* Calderon de La Barca
Felice Serino
sabato 27 febbraio 2010
sabato 13 febbraio 2010
da Fuoco dipinto
Da: -FUOCO DIPINTO, 2002-
CIELO INDACO
confondersi del sangue con l’indaco
cielo della memoria dove l’altro-
di-me preesiste – sogno
infinito di un atto d’amore
DENTRO UNA SOSPENSIONE
forme-pensiero dilatò
il mandala e una rosa di immagini
gli si aprì a ventaglio dietro
la fronte – col terzo occhio - in un
capriolare all’indietro di dolce
vertigine – fu risucchiato in stanze
della memoria archetipa e
da luce noetica immerso
in una pace amniotica
appena un grumo
in sintonia col pulsare di miriadi
di cellule ora si fondeva
col respiro dell’immenso corpo cosmico
AZZURRE PROFONDITA’
la testa affondata nel cielo (azzurre
profondità rivelano ombre
essere i corpi (il foglio la mano un
vuoto)
mi levo dal sogno bagnato
di luce
SONO UN MISTERO A ME STESSO
da me una distanza mi separa:
attraversa un incendio
la carne: per farla d’aria – vitreo
sperdimento
mistero a me stesso
e il mondo m’è fuoco dipinto *
* verso da M. L. Spaziani
DOPPIO CELESTE
entrare nello specchio: esserne
l’altra faccia:
uscire dal sogno di te stesso
apparenza di carne tornata pneuma:
ri-unificarti col tuo doppio
celeste: il-già-esistente di là
dal vetro: tua sostanza e pienezza
TRA ONIRICI LAMPI
tra onirici lampi
ride la tua immagine d’aria
intagliata nell’ombra del cuore
I FUOCHI DELLA LUNA
coi fuochi della luna bivaccanti nel sangue
baluginare d’albe e notti che s’inseguono
dentro il mio perduto nome
per le ancestrali stanze un aleggiare di
creatura celeste che a lato mi vive
nella luce pugnalata
PAESAGGIO INTERIORE
segreti cosmici ha il sangue: sperimenti
il mondo immaginativo nuotando
nel sangue come un pesce –
abitando le stanze dei nervi – leggendo
la geografia delle vene:
ti sintonizzi con la danza
delle molecole: sei nella danza: la danza
la circolazione
sfocia nei sensi: emerge un mondo
ispirato – da musica delle sfere –
FUNZIONE DEL CORPO
1.
fatto di polvere stellare
corpo-immagine / specchiato narciso
corpo-mito venere da spuma
corpo-amore corpo-fame
corpo-terra
2.
corpo vissuto come ferita /
desiderio / vita che non demorde
(corpo sacco dell’anima)
visto come mo(vi)mento/esperienza
(carta assorbente)
3.
corpo unico
irripetibile
primavera del corpo
3.a
(“si sveglieranno ed esulteranno”
Is. 26, 19)
LA DIFFICILE LUCE
esistere nel mondo: l’Essere
decentrato estraneo a sé
(lobotomia della propria
Immagine interiore –
da dispersioni di Energia
cristallizzati aneliti in un cielo
strappato voci
spezzate sul nascere)
rimanere in essere
incapsulati in una vita ch’è copia
sfocata dell’Originale:
diminuzione vita
a metà
pure:
zampillo d’acqua viva
dall’Io subliminale
la difficile luce
GRIDO IL MIO NOME
s’invertigina l’essere a
mimare la morte
(l’io avvitato in enigma
da koan):
non mi conosco non so
chi è l’essere che è me – buco
nero o anelito sulla
bocca di Dio – perduto io grido
il mio nome nei crinali del vento: discendo
nel mio specchio attendo
una nuova nascita
ANANKE
1.
luce/ombra le mie due metà
tendo all’Uno all’androgino
rapito dai vortici di
Splendore
(dalle Sue Ali di Fuoco)
2.
è l’io la linea che mi divide
in grovigli di vene (avvolto
nella camicia di nesso degli istinti)
sussistono tutti i contrari
--------- un tiro alla fune
finché non si frantuma il mio corpo
di vetro
PORTARE SE STESSO COME UN VESTITO
1.
processo è la vita stessa
il soggetto si racconta
1.a
da acque amniotiche
(da matrice atomica)
gettato dentro il mare-mondo
2.
l’io: tantino diversi: io-
metamorfosi
(voci di dentro)
2.a
io sospeso spasimo io qui-e-ora
io fatto vertigine e sogno
(stato di trance
un esistere in limine)
2.b
io-onda io moltiplicato
da specchi e pure a sé ignoto
io mancanza vuoto
di braccio amputato
AZZURRO
passaggio dal
nero al bianco
l’ascendere alla luce
azzurro quello delirante
di mallarmé la vocale
o di rimbaud
la rosa azzurra
azzurro: tutto il cielo
negli occhi
azzurro manto
di Maria
VIA LATTEA
cammino luminoso scala che unisce
il mondo dei morti a quello dei viventi:
a una estremità la costellazione
del Lupo – Antares – sorveglia
l’entrata nel regno dei morti – all’altra
quella del Cane – Sirio – apre
la salita del cielo e guida
i naviganti: è la stella
Maris – la stella del mare e la stella
di Maria
VITA
lascia che m’incenerisca
per nuovo sorgere
adamantino
nell’aria secca del fuoco
lascia
ch’io mi bagni fino al cuore
della luce della tua saliva
voglio sentire il mio essere
avvolto nel risucchio
del tuo imbuto cosmico del tuo vuoto affamato
L S D
nella magnetica notte allucinata
a vivere la tua morte urlata
anima infeconda strappata alla
pseudoincarnazione di un sogno:
parvenza d’amore immagine
accartocciata mortale
Felice Serino
CIELO INDACO
confondersi del sangue con l’indaco
cielo della memoria dove l’altro-
di-me preesiste – sogno
infinito di un atto d’amore
DENTRO UNA SOSPENSIONE
forme-pensiero dilatò
il mandala e una rosa di immagini
gli si aprì a ventaglio dietro
la fronte – col terzo occhio - in un
capriolare all’indietro di dolce
vertigine – fu risucchiato in stanze
della memoria archetipa e
da luce noetica immerso
in una pace amniotica
appena un grumo
in sintonia col pulsare di miriadi
di cellule ora si fondeva
col respiro dell’immenso corpo cosmico
AZZURRE PROFONDITA’
la testa affondata nel cielo (azzurre
profondità rivelano ombre
essere i corpi (il foglio la mano un
vuoto)
mi levo dal sogno bagnato
di luce
SONO UN MISTERO A ME STESSO
da me una distanza mi separa:
attraversa un incendio
la carne: per farla d’aria – vitreo
sperdimento
mistero a me stesso
e il mondo m’è fuoco dipinto *
* verso da M. L. Spaziani
DOPPIO CELESTE
entrare nello specchio: esserne
l’altra faccia:
uscire dal sogno di te stesso
apparenza di carne tornata pneuma:
ri-unificarti col tuo doppio
celeste: il-già-esistente di là
dal vetro: tua sostanza e pienezza
TRA ONIRICI LAMPI
tra onirici lampi
ride la tua immagine d’aria
intagliata nell’ombra del cuore
I FUOCHI DELLA LUNA
coi fuochi della luna bivaccanti nel sangue
baluginare d’albe e notti che s’inseguono
dentro il mio perduto nome
per le ancestrali stanze un aleggiare di
creatura celeste che a lato mi vive
nella luce pugnalata
PAESAGGIO INTERIORE
segreti cosmici ha il sangue: sperimenti
il mondo immaginativo nuotando
nel sangue come un pesce –
abitando le stanze dei nervi – leggendo
la geografia delle vene:
ti sintonizzi con la danza
delle molecole: sei nella danza: la danza
la circolazione
sfocia nei sensi: emerge un mondo
ispirato – da musica delle sfere –
FUNZIONE DEL CORPO
1.
fatto di polvere stellare
corpo-immagine / specchiato narciso
corpo-mito venere da spuma
corpo-amore corpo-fame
corpo-terra
2.
corpo vissuto come ferita /
desiderio / vita che non demorde
(corpo sacco dell’anima)
visto come mo(vi)mento/esperienza
(carta assorbente)
3.
corpo unico
irripetibile
primavera del corpo
3.a
(“si sveglieranno ed esulteranno”
Is. 26, 19)
LA DIFFICILE LUCE
esistere nel mondo: l’Essere
decentrato estraneo a sé
(lobotomia della propria
Immagine interiore –
da dispersioni di Energia
cristallizzati aneliti in un cielo
strappato voci
spezzate sul nascere)
rimanere in essere
incapsulati in una vita ch’è copia
sfocata dell’Originale:
diminuzione vita
a metà
pure:
zampillo d’acqua viva
dall’Io subliminale
la difficile luce
GRIDO IL MIO NOME
s’invertigina l’essere a
mimare la morte
(l’io avvitato in enigma
da koan):
non mi conosco non so
chi è l’essere che è me – buco
nero o anelito sulla
bocca di Dio – perduto io grido
il mio nome nei crinali del vento: discendo
nel mio specchio attendo
una nuova nascita
ANANKE
1.
luce/ombra le mie due metà
tendo all’Uno all’androgino
rapito dai vortici di
Splendore
(dalle Sue Ali di Fuoco)
2.
è l’io la linea che mi divide
in grovigli di vene (avvolto
nella camicia di nesso degli istinti)
sussistono tutti i contrari
--------- un tiro alla fune
finché non si frantuma il mio corpo
di vetro
PORTARE SE STESSO COME UN VESTITO
1.
processo è la vita stessa
il soggetto si racconta
1.a
da acque amniotiche
(da matrice atomica)
gettato dentro il mare-mondo
2.
l’io: tantino diversi: io-
metamorfosi
(voci di dentro)
2.a
io sospeso spasimo io qui-e-ora
io fatto vertigine e sogno
(stato di trance
un esistere in limine)
2.b
io-onda io moltiplicato
da specchi e pure a sé ignoto
io mancanza vuoto
di braccio amputato
AZZURRO
passaggio dal
nero al bianco
l’ascendere alla luce
azzurro quello delirante
di mallarmé la vocale
o di rimbaud
la rosa azzurra
azzurro: tutto il cielo
negli occhi
azzurro manto
di Maria
VIA LATTEA
cammino luminoso scala che unisce
il mondo dei morti a quello dei viventi:
a una estremità la costellazione
del Lupo – Antares – sorveglia
l’entrata nel regno dei morti – all’altra
quella del Cane – Sirio – apre
la salita del cielo e guida
i naviganti: è la stella
Maris – la stella del mare e la stella
di Maria
VITA
lascia che m’incenerisca
per nuovo sorgere
adamantino
nell’aria secca del fuoco
lascia
ch’io mi bagni fino al cuore
della luce della tua saliva
voglio sentire il mio essere
avvolto nel risucchio
del tuo imbuto cosmico del tuo vuoto affamato
L S D
nella magnetica notte allucinata
a vivere la tua morte urlata
anima infeconda strappata alla
pseudoincarnazione di un sogno:
parvenza d’amore immagine
accartocciata mortale
Felice Serino
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